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Forse non tutti sanno che:

i corsi patente nautica possono essere svolti da strutture autorizzate che devono garantire determinati requisiti di professionalità e solidità verso l’utenza.


Cosa è una scuola nautica?

Sicuramente non è un’autoscuola, come erroneamente viene riportato da alcune testate giornalistiche o social di tanto in tanto. Esistono imprese che svolgono attività esclusivamente di scuola nautica ed imprese che fanno sia attività di scuola nautica che autoscuola, ma sono due attività distinte e sottoposte a legge differenti, le prime al codice della nautica e le seconde al codice della strada.

Il codice della nautica, DECRETO LEGISLATIVO 18 Luglio 2005, n. 171 , è il testo sacro per chi lavora in questo settore, e al comma 1 dell’art. 49 septies recita:

Le scuole per l’educazione marinaresca, la  formazione  e  la preparazione dei candidati agli  esami  per  il  conseguimento  delle patenti nautiche sono  denominate  scuole  nautiche.  L’attività  di scuola nautica è esercitata nella forma dell’impresa o del consorzio di imprese.

Quindi, la scuola nautica è la struttura dove l’utenza si può rivolgere per un qualsiasi corso patente nautica:

patente nautica entro 12 miglia dalla costa 

patente nautica senza alcun limite dalla costa

patente navi da diporto


Cosa è un centro di istruzione per la nautica?

Sempre attingendo al codice della nautica, al comma 1 dell’art 49 octies troviamo scritto:

Le associazioni  e  gli  enti  nautici  di  livello  nazionale riconosciuti dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti quali centri di istruzione per la nautica possono svolgere senza  scopo  di lucro attività di formazione e di preparazione  dei  candidati  agli esami per il conseguimento delle patenti nautiche.


Quindi anche i così detti cin possono fare i corsi patente nautica?

Con questa norma, il Legislatore non mette sullo stesso piano i cin e le scuole nautiche, anzi fa una netta distinzione tra i soggetti:

le scuole nautiche sono imprese e sono i soggetti che possono svolgere i corsi patente nautica, imprese che producono lucro e quindi reddito e pertanto versano nelle casse statali iva e tasse, quindi soggetti ad un’elevata pressione fiscale al pari di qualsiasi azienda italiana;

i centri di istruzione per la nautica, quindi le sezioni appartenenti a Lega Navale Italiana (LNI) e Federazione Italiana Vela (FIV) possono svolgere i corsi ai loro associati ma senza scopo di lucro e questa possibilità fu data loro proprio nell’intento di divulgare la cultura nautica.

Infatti, al successivo comma 8 dell’art. 49 octies L. 171/2005 è stato stabilito che “I centri di istruzione per  la  nautica  svolgono  attività  di formazione  e  di  preparazione  dei  candidati  agli  esami  per  il conseguimento delle patenti nautiche di due o più categorie previste dall’articolo 39, comma 6, tra le quali obbligatoriamente  quelle  di categoria C  e  D,  possiedono  un’adeguata  attrezzatura  tecnica  e didattica, dispongono degli insegnanti e degli istruttori di  cui  al comma 9 e hanno la disponibilità giuridica di  almeno un’unità da diporto adeguata rispetto al tipo di corsi impartiti. “ 

Pertanto, i centri di istruzione per la nautica, possono fare i corsi per il conseguimento delle patenti nautiche solamente per i loro soci ordinari già iscritti, in maniera associativa, ovvero con un compenso che rientri solamente nel recupero delle spese, senza pubblicità e senza nessun lucro, in quanto la loro pressione fiscale è notevolmente ridotta.


I centri di istruzione per la nautica, quindi, le sezioni affiliati alla LNI o alla FIV, non sono imprese o consorzi di imprese bensì, nella maggior parte dei casi, associazioni sportive dilettantistiche senza scopo di lucro o enti per la divulgazione marinaresca.


Cosa accade invece in Italia?

Quello che, purtroppo, accade oggi all’insaputa dell’utenza nautica, è che molti cin appartenenti alla LNI e alla FIV, associazioni sportive per lo più dilettantistiche come ASD o SSD, producono lucro poiché fanno pagare i corsi patente nautica a prezzi di mercato, al pari delle scuole nautiche stesse che, a loro differenza, sono sottoposte ad una pressione fiscale che va ben oltre il 60%.

Infatti, i cin in questione che fanno lucro, svolgono corsi patente nautica agli associati che hanno fatto la tessera esclusivamente per svolgere il corso patente nautica, basta guardare i loro siti web o le loro pagine social per capire di cosa stiamo parlano.

E questo Confarca, (associazione di categoria maggiormente rappresentativa in Italia per le scuole nautiche) lo denuncia da anni: se i cin vogliono operare al pari delle scuole nautiche, e quindi operino come delle vere imprese, sarebbe opportuno però che pagassero le stesse tasse al pari delle scuole nautiche, sono certo che le casse dello Stato ne beneficeranno e anche i cittadini.


Cosa prevede il novello decreto patenti nautiche in vigore dal 13 ottobre 2021?

Da quando è entrato in vigore il Decreto ministeriale 10 agosto 2021 n° 323, sui social e su diversi media si leggono articoli che a nostro avviso possono mandare in confusione l’utenza nautica circa i ruoli che esistono per il conseguimento delle patenti nautiche.

Queste polemiche, guarda caso, vengono sollevate proprio dai centri di istruzione alla nautica di LNI e FIV poiché, giustamente, sono stati estromessi dal Legislatore nel poter emettere le certificazioni pratiche obbligatorie delle 5 ore di manovra in barca previste, a dimostrazione della preparazione avvenuta.

Perché i cin non possono certificare le uscite in barca?

Il motivo è semplice: perché sono centri senza scopo di lucro e le uscite in barca producono reddito.

Proprio per questo motivo, il legislatore ha dato questo potere certificatorio esclusivamente alle scuole nautiche.

Non vie è la possibilità di ipotizzare un’interpretazione forviante, le scuole nautiche sono entità professionali soggette a scopo di lucro che pagano oltre il 60& di imposte dirette più i contributi lavorativi e più le imposte indirette e non il misero 3% della pressione fiscale a cui sono sottoposti i cin, come le SSD e le ASD.


Che problematica hanno prodotto i cin?

Oggi, centinaia di candidati al conseguimento della  patente nautica provenienti dai cin, associati dell’ultimo minuto, anche se sarebbe più corretto definirli veri e propri clienti, si trovano nella difficoltà di non poter essere ammessi all’esame perché non sono stati informati dagli stessi cin di questa loro forma giuridica differente dalle scuole nautiche.

Umanamente siamo dispiaciuti per ognuna di queste persone; tuttavia, essi devono prendersela con chi gli ha eluso la verità in vigore da anni e non con chi rispetta le Leggi e ne paga le conseguenze da tempo, adeguandosi alle regole imposte dal Legislatore come le scuole nautiche.


Cosa dovrebbe essere un vero CIN?

Premesso che oggi la cultura nautica in Italia ha necessità di essere sviluppata maggiormente, per cui auspichiamo che, in questo esclusivo intento, continuino ad aderire strutture autorevoli come la Lega Navale Italiana e la Federazione Italiana Vela:

svolgendo vera e propria attività associazionistica, facendo serate a tema per i loro associati parlando di meteorologia, astronomia, cultura nautica in genere…

I cin, in questo momento storico, dovrebbero anche pensare ad aprire i corsi da esperto velista anche a quei soggetti non appartenenti alla FIV o alla LNI, come prevede la legge 260 del 2017, che spesso proprio la Lega Navale, dimentica regolarmente di inserire negli elenchi ufficiali che comunica alle capitanerie e alle motorizzazione circa gli esperti velisti abilitati per svolgere gli esami patente nautica, con la consueta e strumentale epurazione di coloro che non associati in LNI, in barba alle normativa vigente.


La dichiarazione di oggi 17/02/2022 del Segretario Nazionale Nautica di Confarca:

“In queste ore è in atto un tentativo di demolire a colpi di emendamento il decreto 323 approvato lo scorso 10 agosto 2021. Una gravissima interferenza di chi sta provando ad entrare dalla finestra in un giro d’affari, quello delle patenti nautiche, da cui è stato escluso poiché ritenuto inadeguato dal punto di vista fiscale”. È quanto denuncia Adolfo D’Angelo, segretario nazionale della sezione nautica della Confarca, confederazione nazionale che rappresenta oltre 2.500 tra autoscuole e scuole nautiche in tutta Italia. “Si tratta di un emendamento presentato alla V Commissione Bilancio del Senato e che sarà discusso lunedì prossimo – afferma D’Angelo – In questo atto, si chiede di abolire le 5 ore di formazione obbligatorie con manovre su imbarcazioni o navi da diporto, previste dal nuovo decreto, oltre a riconoscere i CIN (Centri Istruzioni della Nautica) di Lega Navale e Federazione Italiana Vela come enti per il conseguimento delle patenti nautiche, stralciando perciò quanto approvato su richiesta della confederazione che rappresento, di Confindustria Nautica e dell’UNASCA, tra i firmatari del decreto ai tavoli tecnici ministeriali insieme agli stessi rappresentanti dei CIN. Durante la stesura del testo, però, non si sono levati gli scudi di chi adesso sta provando a boicottarlo a colpi di emendamento”.

Secondo D’Angelo, si tratta di “un grave attacco alle leggi dello Stato”, nel tentativo di stravolgere un decreto già approvato e pubblicato in Gazzetta Ufficiale che esclude le associazioni no profit dalle attestazioni delle cinque ore di formazione obbligatoria, riconoscendo tale ruolo soltanto alle scuole nautiche. “Con il cosiddetto ‘Decreto patenti’ del 10 agosto 2021, il legislatore ha recepito l’incongruità che da anni condiziona la nautica da diporto ed ha perorato la causa di chi svolge attività professionale, e che si è visto danneggiato per decenni da associazioni cui viene applicato un balzello che non supera il tre per cento. Le uniche abilitate al conseguimento delle patenti sono le scuole nautiche, come ribadito una circolare esplicativa ministeriale della settimana scorsa, le quali non possono più tollerare la concorrenza sleale dei CIN”.


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