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Quanto è importante la Scala Beaufort?

Chi naviga sa che la prima regola fondamentale prima di uscire dal porto è accertarsi delle condizioni meteorologiche, poiché navigando per diporto è importante uscire in mare quando il meteo è favorevole.

Per accertarsene, ci sono diversi metodi: dal canale 68 del VHF oppure tramite il web o le applicazioni appropriate per il meteo marittimo come ad esempio Consorzio Lamma oppure Meteo Consulting.

In tutte queste fonti meteo, il vento viene espresso in forza riconducendo il suo valore alla famosa Scala Beaufort.

Prima che il comandante Francis Beaufort proponesse la sua scala della forza dei venti, nel 1805, non c’era alcun modo per connotare la forza del vento.

L’anemometro a coppe, usato per misurare la velocità del vento, fu inventato solo quarantanni più tardi e la descrizione delle condizioni del vento veniva affidata alla fantasia dei singoli, e si passava da una ‘brezza leggera’ a un ‘vento talmente forte da far volare via i tetti’.

Beaufort entrò nella Royal Navy a tredici anni e divenne contrammiraglio e cavaliere comandante dell’ordine del Bagno. Inventò la sua scala descrittiva nel 1805, quando era al comando dalla HMS Woolwich, una nave da guerra armata con quarantaquattro cannoni. Ci volle molto tempo perché la scala venisse riconosciuta; e non divenne obbligatoria per la registrazione di bordo su tutte le navi della Royal Navy fino al 1838. Ma l’idea di Beaufort di associare una serie di numeri da zero a dodici a descrizioni dettagliate delle condizioni del mare era comunque destinata ad affermarsi nel tempo.

Alla base della Scala Beaufort ci sono gli effetti del vento su nave da guerra del diciottesimo secolo e l’attenzione è concentrata sulla nave e non sul vento. I numeri della Scala Beaufort da uno a quattro descrivono il vento in termini della velocità alla quale avrebbe potuto spingere la nave e quelli da dieci a dodici si riferiscono alla sopravvivenza della nave in tali condizioni. La Scala riuscì addirittura a fare il salto della forza del vento alla velocità del vento grazie a una catastrofe marittima.

Nel 1854 l’Inghilterra e la Francia combattevano nella Guerra di Crimea, in un’alleanza contro la Russia, e le navi delle due nazioni avevano creato un blocco del porto di Sebastopoli, sul Mar Nero. Al mattino del 14 novembre la flotta congiunta che trasportava la quasi totalità delle provviste per l’inverno fu sorpresa da una violenta tempesta e nel giro di dodici ore le perdite superarono quelle di tutte le precedenti azioni in mare. Le richieste che seguirono portarono alla creazione di una rete meteorologica continua anglo-francese, il percussore dell’Organizzazione meteorologica mondiale, finalizzata alla previsione delle tempeste.

Nel frattempo Samuel Morse aveva messo a punto il primo telegrafo e TR Robinson avevano inventato l’anemometro a coppe, così fu possibile trasmettere dati meteorologici in tutto il globo. Il problema fu che il mondo, con particolare riguardo alle aree interne dei continenti, non era ancora in grado di apprezzare l’effetto dell’aria spinta dal vento, che aveva incidenza sulle misurazioni della sua velocità. Così, se un uomo si trovava nelle aree più umide dell’Europa centrale osservava trentasette rivoluzioni del suo anemometro e registrava le condizioni come corrispondenti a forza sette nella Scala Beaufort, ma il suo collega nelle zone più asciutte del Missouri, negli Stati Uniti, di fronte alle stesse rivoluzioni avrebbe registrato un valore di forza cinque.

Nel 1912 la Commissione internazionale per la Telegrafia meteorologica iniziò a sviluppare una tabella universale di equivalenza della velocità per la Scala Beaufort che fu finalmente accettata nel 1926 e poi leggermente modificata nel 1946. Nel 1955 le velocità dei venti espresse in nodi sostituirono i numeri della Scala Beaufort sulle carte meteorologiche, ma era ancora necessario poter contare sui marinai per le stime visive.



Così divenne importante mettere in relazione le stime dei marinai tradotte nei numeri della Scala Beaufort con la velocità dei venti espressa in nodi.

Non sarà certo un caso che il miglior augurio da fare ad un velista è: Buon Vento!

 

– Cit. da “Storia della vela in 100 oggetti” di Barry Pickthall

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