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Navigare a vela è un’esperienza unica e irripetibile, paragonabile secondo molti solo a quella del volo.

Condurre una barca, o far parte dell’equipaggio, infatti è associato da millenni al miglioramento di sé, al superare i propri limiti, ad esplorare il mondo e le proprie reazioni di fronte a cose mai viste in precedenza, a comprendere i messaggi della volta celeste per calcolare rotte più precise e sicure, a raggiungere spiagge sempre più lontane – l’America e l’Australia furono scoperte navigando a vela – e nello stesso tempo a stringere le amicizie più solide con chi condivide con noi questa meraviglia.

Anche se in controtendenza con l’attuale corsa all’uso dei motori e della tecnologia veleggiare può essere un modo originale di sperimentare emozioni concesse a pochi e gli strumenti moderni rendono possibile impararlo in sicurezza e comodità contando su una conoscenza diventata ormai tradizione.

Navigare a vela

Non ci sorprende allora che alla navigazione siano state dedicate canzoni e poesie, come ad esempio Sailing, una canzone scritta da Gavin Sutherland e incisa da The Sutherland Bros. Band. La stragrande maggioranza di noi la ricorda cantata da Rod Stewart che la interpretò in modo unico ed originale.

La bellissima melodia e il modo unico di cantarla di Rod Stewart, che rende perfettamente lo spirito del testo, l’hanno resa un successo intramontabile in tutto il mondo, suonata come sigla di trasmissioni televisive, durante le pause della Coppa del Mondo e in molte altre occasioni.

Il brano, che stiamo ascoltando a ripetizione qui negli uffici Nesw mentre trasognati ne scriviamo la storia, fu inciso nel 1972 nei leggendari Muscle Shoals Sound Studio di Sheffield, in Alabama, e uscì con il fortunato album Atlantic Crossing (Attraversando l’Atlantico).

È interessante anche sapere che Stewart era intimidito dalla fama dei Muscle Shoals che avevano creato quei cori nuovi e pastosi che possiamo ancora sentire in molte canzoni di successo di Aretha Franklin, delle Staple Singers, di Wilson Pickett e molti altri. All’inizio Rod non voleva cantare di fronte a loro: era in soggezione.

In più Stewart confessò in una intervista nel  2010 di aver sempre sofferto della paura di cantare in pubblico o in studio e che per questo ha sempre bevuto un goccetto (diamogliela buona) prima di esibirsi o di registrare. Ma in Alabama quando andò a registrare l’alcool non era disponibile e così incise l’unica canzone della sua vita da sobrio e ammise: “Lo feci e diventò una delle incisioni migliori che avessi mai fatto”.

Ancora oggi dal vivo Sailing è uno dei momenti più emozionanti dei concerti di Stewart, dove viene immancabilmente cantata in coro dal pubblico, dalla prima all’ultima strofa. Chissà quante coppie tra il pubblico si sono innamorate con queste note e considerano Sailing la propria canzone.

Se volete risentirla cantata dal vivo nel 2013, più di quarant’anni dopo, cliccate pure sul video, e lasciatevi cullare e graffiare l’anima dalla voce nostalgica di Rod mentre continuate a leggere il post.

Nel primo verso la canzone comincia con una scena in mare, il cantante si riferisce a se stesso nell’atto di navigare verso casa. La voce di Rod è in equilibrio perfetto e ci comunica immediatamente l’atmosfera di quella che sappiamo sarà una canzone meravigliosa:

Sto veleggiando, sto navigando

di nuovo a casa attraverso il mare.
Sto navigando acque tempestose,

per esserti vicino, per essere libero.

I am sailing, I am sailing,

home again across the sea.

I am sailing, stormy waters,

to be near you, to be free.

 

Successivamente la metafora viene allargata al volo, che come abbiamo già visto nei post precedenti è basato sugli stessi principi fisici della navigazione a vela:

Sto volando, sto volando,

come un uccello attraverso il cielo.

Sto volando, oltrepassando alte nubi,

per stare con te.

I am flying, I am flying,

like a bird across the sky.

I am flying, passing high clouds,

to be with you, to be free.

 

Flying

E proprio qui si alza in volo anche il coro di cui abbiamo parlato nell’introduzione aggiungendo ancora più emozione e il cantante può rivolgersi all’oggetto del proprio amore, cercando un contatto, una risposta e intanto ci trasmette il senso dell’anelito infinito che prova alla mancanza della cosa più importante della propria vita.

Puoi sentirmi? Puoi sentirmi?        
Attraverso la notte buia, lontano.                  
Sto morendo, cercando da sempre,di stare con te, chi puoi dirlo?
Can you hear me, can you hear me
through the dark night, far away,
I am dying, forever trying,
to be with you, who can say?

 

Se a questo punto della canzone non sentite la voglia e il bisogno di salpare – metaforicamente o realmente – alla ricerca di quello che amate smettete di leggere e andate diretti al cimitero di morti viventi.

Dopo un bellissimo assolo svagato di chitarre il testo della canzone passa da “io” a “noi”, dalla prima alla terza persona, e quindi la metafora diventa meravigliosamente più ampia, coinvolgendo anche noi ascoltatori e ponendoci domande che forse ogni tanto dimentichiamo:

Verso cosa stiamo navigando?
Qual è quel posto che tutti siamo disposti a chiamare casa?
È un indirizzo o e il posto dove abbiamo le relazioni più importanti?
E qual è la relazione più importante di tutte?
E attraverso le acque tempestose che sono le vicissitudini della vita cosa ci rende veramente liberi?

Mentre leggi queste domande pensa a cosa risponderesti. E intanto la voce di Rod graffia ancora di più e il coro lo segue e all’apice finalmente la canzone ci rivela fino a che punto la navigazione e il volo ci spingono nell’aspirare a qualcosa di più alto e più puro:

Stiamo navigando, stiamo veleggiando
ancora a casa attraverso il mare.
Stiamo navigando, attraverso acque tempestose,per per esserti vicino, per essere liberi.
We are sailing, we are sailing,
home again across the sea.
We are sailing stormy waters,
to be near you, to be free

 

Oh Signore, per essere vicino a te,
per essere libero.
Oh Mio Signore, per essere vicino a te,
per essere liberi.
Oh Signore.
Oh Lord, to be near you,

to be free.
Oh My Lord, to be near you,

to be free,
Oh Lord.

 

Dopo un breve riferimento all’introduzione di chitarra come a dire che siamo partiti da lì e lì tutto ritorna l’orchestra riprende il tema in modo grandioso e ci lascia ai nostri pensieri, liberi anche noi di vagare con la mente e di dare il nostro significato profondo alla canzone e di sentirci ancora una volta a casa.

Navigare, specialmente a vela e ancora di più quando il mare non è in condizioni perfette e si ha tutta la concentrazione sul momento, riesce a farci dimenticare di noi stessi e a comunicarci quel senso di libertà che deriva sia dal sapere affrontare le difficoltà sia dall’affrontarle per uno scopo, per arrivare fisicamente e metaforicamente in quel porto sicuro a cui tutti aspiriamo con quella voglia di superarci continuamente per raggiungere mete sempre più elevate.

Così per concludere vogliamo salutare te che ci leggi sempre con interesse ed affetto con due domande:

Qual è il tuo viaggio?
Dove ti sta portando?

Sailing

Saremo felici di fare con te parte di quest’avventura navigando insieme.

Buon Vento,
La crew Nesw.

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